














































































A volte capita che qualcosa vada a interrompere il normale svolgimento della vita di un paese, un evento che costituisce una frattura, una parentesi, nella sua quotidianità.
Uno spettacolo teatrale può essere anche questo, soprattutto quando si sviluppa e cresce a stretto contatto con l’ambiente che lo ospiterà nella sua forma finale. L’importanza dell’atto teatrale è tutta legata all’eccezionalità spaziale e temporale del suo esistere. Il fatto stesso che abbia una fine ne giustifica l’esistenza e ne racconta la crescita.
In questo caso particolare, Lost in Macondo esiste solo perché trova un ambiente che può ospitarlo. Il suo battesimo e la sua fine sono inscindibilmente legati alla possibilità che gli viene concessa. Sono vite che durano una settimana, sono i cent’anni di cui parlava Márquez, condensati in una parabola il cui termine coincide con la festa finale che racchiude, non solo il compimento attoriale, ma anche la storia tracciata con la comunità incontrata.
Macondo, o di uno spettacolo racconta le diverse fasi del processo creativo, gli incontri con le comunità, i volti di chi ci è stato amico per quei pochi giorni, i luoghi visitati e, non ultimo, lo spettacolo teatrale stesso.
Progetto fotografico in collaborazione con la compagnia teatrale Collettivo l’Amalgama.



